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Added by catcarlo on 1 Jan 2021 05:01
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2021: Others

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Occasione sprecata: idea di base accattivante, cast ben assortito, ma scrittura e (spesso) realizzazione sciatta e/o tirata via.
Il tempo scorre veloce, si sorride qua e là, ma poi tutto evapora alla svelta.
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People who added this item 593 Average listal rating (373 ratings) 6.8 IMDB Rating 7.2
Forse il migliore tra i Grisham al cinema. Coppola sfrutta bene la storia - non troppo contorta - basata sulle truffe delle assicurazioni ai danni della povera gente e costruisce un legal-thriller dal ritmo sostenuto e con una costante cura dell'immagine grazie a inquadrature oblique e per questo spesso minacciose.
Un po' superflua (o forse poco sviluppata) e la vicenda di Kelly, la moglie maltrattata: il centro della vicenda sta nel processo e lì la storia prosegue con la giusta efficacia (specie se piace il genere) fino a una soluzione dolce amara tenuta con abilità sotto le righe.
Il giovane Damon è credibile nella parte del giovane di belle speranze e riesce a non farsi schiacciare nel confronto con Nick Nolte e della spalla 'comica' di Danny DeVito.
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People who added this item 38 Average listal rating (27 ratings) 6 IMDB Rating 6.2
Galveston (2018)
Basato su di un romanzo dell'autore di 'True Detective' il film della francese Laurent è un classico noir di disperati (che le speranze dei protagonisti siano pari a zero lo si capisce prima di cominciare) che rivisita i clichè del genere senza inventare nulla, ma facendo sì che tutto funzioni a dovere.
E' un po' lento l'avvio in cui un criminale di mezza tacca va in fuga assieme a una giovanissima prostituta incontrata per caso, ma si prende quota mentre la storia si dipana in postacci da Lansdale con l'aggiunta della piccola sorella della ragazza e si giunge a un finale assai soddisfacente per pathos e realizzazione.
Laurent mette in immagini in modo spesso non banale e la coppia Foster/Fanning dimostra di crederci: una volta si sarebbe definito 'serie b', ma comunque con una buona classifica che gli consente di soddisfare specie gli appassionati del genere.
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People who added this item 27 Average listal rating (18 ratings) 7.1 IMDB Rating 7
Immerso negli splendidi paesaggi autunnali del delta del Po che da soli giustificherebbero la visione (fotografia di Luca Bigazzi), un film a più facce che però riesce a non perdere l'equilibrio nel momento della svolta inattesa.
Dopo una lunga introduzione in cui - attraverso l'arrivo della giovane maestra Mara e la passione per il meccanico tunisino Hassan - si osserva soprattutto la piccolezza e il tediomorte del vivere in provincia con toni di prevalente commedia, la vicenda svolta in un noir tanto cupo nella mente delle persone quanto luminoso nella scelta delle immagini.
Qui il giornalista in erba Giovanni capirà che non sempre si può nella professione mantenere la 'giusta distanza' consigliata dal vecchio marpione in un finale mesto che in fondo sa di sconfitta (se no che noir sarebbe?).
La provincia e il suo volgare arricchimento (Battiston è in uno dei suoi personaggi sgradevoli) sono ben descritti nelle figure che si susseguono a volte solo abbozzate, mentre la vicenda principale mantiene sempre un sottofondo lievemente inquietante.
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People who added this item 108 Average listal rating (71 ratings) 7.6 IMDB Rating 7.7
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People who added this item 123 Average listal rating (82 ratings) 7.1 IMDB Rating 7.1
Biografia profondamente partecipata di un personaggio assai spigoloso: Lee è brutta, sporca e abbastanza cattiva, oltre ad avere un grosso problema di soldi non riuscendo più a vendere i suoi libri.
A parte il gatto e uno strano sodalizio con l'attempato omosessuale Jack, è sola nella folla di NY e non le dispiace: in mezzo a tanto grigiore, la scoperta che le lettere di scrittori hanno un mercato e non è poi così difficile falsificarle.
Un film che viaggia a fari spenti e che, per personaggi e situazioni, non è certo immediato per lo spettatore, ma cresce col passare dei minuti dimostrandosi un accurato studio di caratteri.
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People who added this item 401 Average listal rating (239 ratings) 7 IMDB Rating 7.4
La grande epica di John Woo che ricostruisce la battaglia delle Scogliere Rosse va vista nella sua versione integrale (divisa in due parti di due ore e venti ciascuna): ci vuole un po' di pazienza - i personaggi sono davvero tanti - ma così si comprende davvero il respiro che il regista ha voluto dare alla vicenda.
La prima parte, con l'inquadramento della situazione e la presentazione delle varie figure è la più 'faticosa' seppur sempre molto bella da vedere; la seconda si giova di tale lavoro diventando trascinante nell'alternarsi delle situazioni, nel sottile gioco psicologico oltre che nella smisurata battaglia finale.
Le scene di combattimento sono a volte estenuanti, ma molto ben riuscite (dalla 'testuggine' della prima sezione allo scontro navale conclusivo), però Woo dà il m glio di sè negli scontri personali, nell'evocare un'aura di magia, nel riuscire a inserire momenti sorridenti (su di tutti il 'calcio' stile Holly e Benji).
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People who added this item 93 Average listal rating (61 ratings) 8 IMDB Rating 9.1
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People who added this item 211 Average listal rating (117 ratings) 7.3 IMDB Rating 7.6
La grande epica di John Woo che ricostruisce la battaglia delle Scogliere Rosse va vista nella sua versione integrale (divisa in due parti di due ore e venti ciascuna): ci vuole un po' di pazienza - i personaggi sono davvero tanti - ma così si comprende davvero il respiro che il regista ha voluto dare alla vicenda.
La prima parte, con l'inquadramento della situazione e la presentazione delle varie figure è la più 'faticosa' seppur sempre molto bella da vedere; la seconda si giova di tale lavoro diventando trascinante nell'alternarsi delle situazioni, nel sottile gioco psicologico oltre che nella smisurata battaglia finale.
Le scene di combattimento sono a volte estenuanti, ma molto ben riuscite (dalla 'testuggine' della prima sezione allo scontro navale conclusivo), però Woo dà il m glio di sè negli scontri personali, nell'evocare un'aura di magia, nel riuscire a inserire momenti sorridenti (su di tutti il 'calcio' stile Holly e Benji).
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Cenere (1917)
L'unico film che veda la presenza di Eleonora Duse risulta inferiore alla somma delle sue parti: il romanzo di Grazia Deledda, le curate inquadrature di Febo Mari (al netto del b/n vengono in mente squarci da macchiaioli) e ovviamente la presenza della Divina.
La quale, peraltro, è tanto infagottata che sembra voglia nascondersi mentre scorre cupo il dramma del figlio abbandonato e ritrovato in una Sardegna ricostruita in Val di Susa: malgrado qualche bella scena (l'incontro madre/figlio), la tragedia non riesce a colpire.
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People who added this item 62 Average listal rating (47 ratings) 7.6 IMDB Rating 7.6
Opera prima di notevole efficacia che sconta qualche difetto (ovvero passaggio a vuoto), ma si avvale di una narrazione vibrante e diretta che culmina in inquadrature finali che da sole valgono il prezzo del biglietto.
Tre poliziotti di pattuglia nella banlieu si complicano la vita da soli mentre cercano di mettere una pezza a una vicenda ai limiti dell'assurdo: un gruppo di ragazzini ha sottratto un leoncino a un circo lì vicino. I circensi inferociscono gli immigrati (in special modo i loro figli) sono più arrabbiati di loro: i tre si infilano nel vespaio e mal gliene incoglie.
Tensione strisciante, un senso di malessere diffuso, belle caratterizzazioni (il trio di sbirri, le squadre di ragazzini, la religione che fa proseliti) anche grazie a dialoghi indovinati.
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People who added this item 293 Average listal rating (196 ratings) 6.3 IMDB Rating 6.6
Un Eastwood medio, in cui gli evidenti difetti (Clint è troppo vecchio per il ruolo, i colpi di scena della seconda parte sono affrettati) non pregiudicano due ore di intrattenimento sostenuto da una corsa contro il tempo (peraltro un po' dilatato).
E' l'occasione per uno sguardo sui pregiudizi e sulla pena di morte - le scene in prigione, sia che riguardino il condannato, sia i secondini, colpiscono con efficacia - che si giova dell'apporto di un bel cast di controllo in cui spicca John Woods come direttore di giornale senza scrupoli (ma forse no).
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Il titolo originale è 'La dolce vita', quell'esistenza che il protagonista scorge nel sorriso di Hee-soo fino a spingerlo a disobbedire al suo capo.
Il che causa il passaggio da noir notturno e molto chandleriano a un revenge-movie pervaso di ammiccamenti western (visivi e musicali) in cui Sergio Leone si accompagna a John Woo.
Ne consegue un numero esorbitante di morti ammazzati, ma orchestrati con uno stile che non dà segni di cedimento e sposta lentamente la barra verso una dimensione di sogno che culmina in un finale dai toni decisamente inattesi.
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Una commedia in bilico tra amarezza e sarcasmo che - su di una storia all'apparenza semplice - intereccia una serie di temi di non poco conto: il rapporto tra (significato di) realtà e finzione, il ruolo dell'artista nei confronti della società e del prossimo, il "bastardo posto" abbandonato e poi inevitabilmente mutato al ritorno.
Al dilà dell'azzeccato ribaltamento finale, un film che va a scavare nella provincia argentina (che è poi uguale alla provincia in qualsiasi altro posto): raccontato con mano sicura e buon ritmo, si avvale della perfetta interpretazione di Oscar Martínez.
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People who added this item 84 Average listal rating (47 ratings) 8.5 IMDB Rating 8.4
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People who added this item 40 Average listal rating (23 ratings) 6.3 IMDB Rating 6.8
Il fascino sottile del cinema di Dolan si esprime anche in questa ennesima storia di pulsione verso l'altro che rimane a lungo tra l'inconfessato e il represso e, quando emerge, rimane come attonita a guardarsi intorno.
In questo caso l'attrazione è incrociata tra Matthias, giovane avvocato in crisi, e Maxime deciso ad andare fino in Australia per sfuggire a una madre oppressiva e alcolizzata: temi che ritornano in modo ossessivo nella poetica del regista anche qui sostenuti da un 'coro' di rapporti di amicizia pure loro parecchio confusi.
Perciò siamo ancora nel campo degli amori immaginari, ma senza lo slancio giovanile nel modo di raccontare che in fondo rende irresistibile il film omonimo: il regista canadese resta autobiografico, e sa narrare per immagini i sentimenti come pochi ma li guarda da una nuova prospettiva non del tutto compiuta.
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People who added this item 658 Average listal rating (418 ratings) 6.9 IMDB Rating 6.9
Enemy (2013)
L'incontro tra Saramago e Villeneuve non poteva che sfociare in qualcosa di disturbante: di certo lo è il racconto angoscioso di un mite professore che scopre per caso che esiste un tizio, ben più brillante, che è identico a lui.
Ne esce uno studio di personaggio che coinvolge schizofrenia, rapporto con le donne, ruolo del mondo: non sempre però il linguaggio è appropriato e, benchè le narrazioni indefinite siano spesso le più stimolanti, qui c'è un eccesso di trobar cluz condito di simbolismi (su di tutti i ragni) che finiscono per lasciare un senso di incompletezza.
Insomma, le varie parti non si discutono - le ossessive scelte di regia, l'interpretazione di Gyllenhaal, le pervasive musiche della coppia Bensi/Jurriaans - ma il risultato è inferiore alla somma delle parti.
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Commedia francese che gioca con i clichè (una coppia conservatrice ha quattro figlie che vanno in sposa a ragazzi di etnie diversissime) ma riesce a rimanere leggera grazie a un buon ritmo, a un certo numero di battute/situazioni divertenti e aun gruppo di attori che funziona anche nelle parti più piccole (spassoso il prete): Clavier è al centro, ma i più potenzialmente comici sono i quattro generi.
Certo, si rimane in superficie e prevedibilmente tutto è bene quel che finiosce bene, ma è l'ideale per una serata rilassante.
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Uncle Frank (2020)
In parte autobiografica, questa produzione Amazon si basa su interpretazioni davvero mirabili - Bettany dimostra di essere un attore sottovalutato, ma Macdissi non è da meno - e su di una costruzione che almeno per due terzi è davvero azzeccata.
Nella prima ora, difatti, la triste riflessione sulla difficile vita dei gay negli States bacchettoni si esplica in una commedia più amara che dolce, ma dall'andamento spigliato e dai dialoghi intrecciati alla perfezione.
Il ritorno a casa e l'incontro/scontro con la famiglia sudista funzionano meno: è come se la storia, una volta persa la dimensione on the road, non sapesse più dove andare mettendo in fila svolta tragica e finale dolciastro.
Insomma, come la giovane Beth accusa lo zio Frank, il film un po' si contraddice: ciò non toglie che una visita è davvero meritata.
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Per la prima metà è una commedia brillante dalle mille trovate perchè Buster è il figlio di città di un rude padrone di battelli fluviali in guerra con un più ricco rivale la cui figlia, però, è innamorata del nostro: il contrasto genera una serie di situazioni imbarazzanti (il difficoltoso incontro alla stazione, l'esasperante - soprattutto per il commesso - scelta del cappello) raccontate con leggera maestria.
Quando arriva il ciclone, il passo cambia e le avventure di Keaton sballottato dal vento diventano travolgenti, tra stunts pericolosissimi e invenzioni visive che si susseguono in una sorta di presa in giro a priori dei disaster movies che verranno.
In poche parole, un film perfetto.
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People who added this item 120 Average listal rating (84 ratings) 6.7 IMDB Rating 7.2
Dopo 'Gloria', Lélio ci offre un altro appassionato di donna costretta ad affrontare i momenti difficili di una vita piena di spigoli.
Eppure la trans Marina vorrebbe solo una vita normale, tra lavoro e casa e l'amore del più attempato Octavio: quando questi muore, però, iniziano i problemi perchè c'è un lutto da elaborare mentre il mondo esterno si rivela al contatto impietoso (i familiari dell'uomo come l'ordine costituito).
Il regista le sta accanto partecipando e rendendoci partecipi in una storia quotidiana che sa essere in ogni momento emozionante anche laddove dovrebbe risultare scontata - l'Aretha di A Natural Woman oppure la camminata controvento (che comunque è una citazione keatoniana).
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Kino-Eye (1924)
E' un film di irredimibile propaganda con questi insopportabili Giovani Pionieri che controllano i prezzi, incitano alla cooperativa, attcan manifesti, aiutano i bisognosi, fanno la predica chi beve e fuma.
Però è anche un lavoro sulle possibilità del cinema di modificare la realtà, con il tempo che può scorrere all'indietro e la realtà che risulta inevitabilmente filtrata (il che vale anche per la propaganda, tra l'altro): una sorta di prova generale de 'L'uomo con la mdp', ci sono pure i tram.
In più c'è la possibilità di dare un'occhiata a volti e luoghi ancora ottocenteschi nelle campagne, in birreria, persino in un manicomio dove sta il momento migliore - e più terribile - cinematograficamente.
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Film d'esordio 'casuale' (Kitano doveva essere solo attore) che rivela al mondo un autore dallo sguardo triste e sconsolato sulle persone e in fondo sulla realtà tutta.
Inizia come un Callaghan senza enfasi e con più perfidia, poi si evolve - criminali mediocri ma feroci affronati da sbirri altrettanto mediocri però spesso infidi - in una sorta di pre-Tarantino contrassegnato dalla cattiveria orientale: nulla viene risparmiato allo spettatore e al protagonista fino a una resa dei conti finale senza eroismi o speranze.
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Kóblic (2016)
Nell'Argentina degli anni Settanta, un aviatore di Marina, schifato dai Voli Della Morte, cerca rifugio in un piccolissimo centro sperduto chissà dove: la realtà lo insegue e tocca sfuggirne in un piccolo western moderno in cui non tutto funziona - l'improbabile love-story - ma ha comunque una bella progressione che vede il protagonista sempre più alle strette.
Come al solito bravo Ricardo Darín, ma non è da meno un irriconoscibile Oscar Martínez nei panni dell'infido capo della locale stazione di polizia.
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People who added this item 1246 Average listal rating (721 ratings) 8.2 IMDB Rating 8.1
La storia del cinema passa da qui: non solo inizia per convenzione da qui un genere (l'horror), ma le invenzioni visive e il crescendo narrativo si ritroveranno in tante altre pellicole a venire ben oltre i confini dell'espressionismo tedesco.
Scelte visive dovute anche alle circostanze, ovvero l'elettricità razionate e il budget minimo per le scenografie: sono di carta le scenografie sghembe e le proporzioni impossibili (dai gendarmi alti sugli sgabelli all'isoscele porta del direttore) che accentuano sia l'oppressione dell'atmosfera, sia la visionarietà del racconto.
Il Sonnambulo che gira per le strade telecomandato dal perfido Caligari è l'ennesima variante dell'uomo nero: il ribaltamento finale - seppur imposto - mischia però le carte lasciando lo spettatore senza un rassicurante appoggio reale su cui riposarsi.
Un capolavoro.
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Una volta eravamo i più bravi, ora ci siamo dimenticati di come si fa ( non abbiamo più il coraggio di farlo).
Commedia che vuole essere 'sordiana' - un affarista fdp riesce a trarre giovamento anche dall'affido ai servizi sociali - che però non riesce a ritrovare la perfidia degli anni d'oro: sono bravi Giallini e Germano (il ricco e il povero), bella è la fotografia di Bigazzi che assieme al regista costruisce qualche evidente ma azzeccata citazione (da 'Shining' a 'Reality'), indovinato il percorso che porta alo stesso atteggiamento di fronte al denaro, ma il racconto resta debole e, specie nel finale, evita di azzannare come ci si aspetterebbe, tra personaggi buttati lì (l'assistente sociale) e un ritmo qua e là senza troppo nerbo.
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People who added this item 109 Average listal rating (68 ratings) 7.1 IMDB Rating 6.9
La forma deborda sulla sostanza e, specie all'inizio, non è così facile seguire o appassionarsi: a patto di lasciarsi andare nelle atmosfere e, inevitabilmente, nella dedicata fotografia di Benoît Delhomme, il racconto degli ultimi, tribolati anni di vita del pittore finisce per avvolgere facendo partecipare ai suoi tormenti e agli istanti di serenità.
Grande merito va, in compagnia di un buon cast, a un gigantesco Willem Dafoe - inspiegabilmente privato dell'Oscar a favore di Rami Malek - improbabile (ben più vecchio dell'artista) eppure azzeccatissimo fulcro di questo biopic anomalo che cerca di scavare nella mente di un uomo geniale ma difficile.
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People who added this item 418 Average listal rating (282 ratings) 7.2 IMDB Rating 7.3
Dedicato alla genesi di uno dei più brutti film della storia diventato famoso (e pagante) per l'involontaria comicità, il lavoro di Franco è anche l'ennesima variante sull'inseguimento (più o meno fallimentare) del Sogno Americano.
Wiseau, il protagonista, è un egocentrico misterioso (di lui si sa poco ancora oggi) che vuole fare cinema: i soldi comprano tutto - molto americano anche questo - ma non la bravura o i sentimenti delle persone: accanto gli resta solo è Greg per un'amicizia figlia dell'infatuazione adolescenziale.
Franco gira con buon ritmo e interpreta Wiseau sempre leggermente sopra le righe (come il personaggio, del resto): questo schiaccia gli altri, a partire da Greg, e la ricostruzione di the Room di cui molte scene sono ricostruirte con cura.
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People who added this item 127 Average listal rating (71 ratings) 7.6 IMDB Rating 7.6
Destiny (1921)
Angosciante kolossal che intreccia vita, amore e, soprattutto, morte facendo supporre che qualche cineasta svedese abbia dato un'occhiata).
La suddetta morte (anzi, Morte) si prende un giovanotto e dice alla disperata fidanzata che lo potrà riavere se lo salverà in una delle tre diverse situazioni che le presenta (Arabia, Venezia, Cina): una morte triste, come da titolo originale, e schiacciata dal peso del suo 'lavoro' (ricordiamo che la Grande Guerra è finita da soli tre anni) che nel suo incedere ineluttabile finisce per fare il poco che può per i due ragazzi.
Meravigiosi effetti speciali, idee brillanti (la porta nel muro ha stregato Bunuel), fotografia notevolissima (il motivo delle scale), intertitoli in stile con l'ambientazione: tutto perfetto meno i tre atti ambientati fuori dalla Germania (il migliore è di gran lunga quello cinese) che rispetto al resto risultano narrativamente banali.
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People who added this item 32 Average listal rating (26 ratings) 6.8 IMDB Rating 7.1
Come in una sorta di Ken Loach con gli occhiali rosa, si narra qui di una ragazza-madre di Glasgow - qualche soggiorno in galera e lavoretti saltuari - che sogna di fare la cantante country e alla fine scopre che 'Ain't no yellow brick road running through Glasgow / But I found one that's stronger than stone / Ain't no place like home, ain't no place like home'.
Tre accordi e qualche clichè, ma il film funziona con la sua impronta tutta al femminile: regista a parte nel cast tecnico e sullo schermo dove l'unico maschio (il marito di Susannah) ci fa una pessima figura.
Ben affiancata da Julie Walters nel ruolo della madre, Jessie Buckley offre un'interpretzione da ricordare.
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People who added this item 551 Average listal rating (334 ratings) 7.6 IMDB Rating 7.5
Tostissimo eastern giapponese in cui un gruppo di samurai (quelli del titolo) si oppone al sadico potente di turno (fratello dello shogun) e riesce infine ad avere la meglio dopo una lunghissimo scontro dove, al termine di un body count impressionante, solo uno resta in piedi.
La battaglia giunge dopo una prima parte riflessiva in cui il piccolo gruppo si raccoglie mentre il cattivo vessa amici e nemici senza pietà: sorta di variante de 'I sette samurai' / 'I magnifici sette', la storia si sviluppa in un mondo di rapporti interpersonali rigidissimi (pare di stare nell'alto Medioevo ma l'ambientazione è pressappoco primo Ottocento) dove i samurai si trovano a riflettere sul proprio ruolo prima di metterlo in pratica.
Con linguaggi diversi, il film affascina in entrambe le partic, con lo scoppio di azione finale (lunga ma mai ripetitiva) che deriva dalla compressione precedente: peccato solo che alla versione internazionale manchino una ventina di minuti dedicati soprattutto ai riti e alla mitologia giapponese che danno la giusta prospettiva alla figura del cacciatore Koyata.
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In bilico tra commedia e dramma, film francese dalla struttura classica (narrazione fluida, interni ed esterni parigini, attori ottimi e misurati) che scalda il cuore e consente di passare un paio d'ore in serenità anche nelle svolte dolorose.
I due protagonisti riprendono lo schema della 'strana coppia' (Bruel ricorda un po' Matthau anche nell'aspetto) che si trova ad affrontare la malattia del compare in un seguito di equivoci che complicano l'emergere della verità: intreccio leggero di amcizia, vita e morte che viene però tirato troppo per le lunghe come pure accade per certe situazioni/battute che finiscono per risultare telefonate.
Luchini e Bruel funzionano assieme, ma tutto sommato il film scorre senza lasciare tracce profonde.
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People who added this item 136 Average listal rating (88 ratings) 5.8 IMDB Rating 6.3
Ho un debole per le reinvenzioni del medioevo inglese (lo so che come date non è medioevo, ma la sensazione trasmessa è quella), ma questo è bello da vedere - malgrado la cupezza, tra brulli paesaggi scozzesi e costumi scuri - ma non offre molto altro.
Ci sono due brave attrici, con Margot Robbie che si imbruttisce ancora una volta, e un finale in crescendo che fa accettare l'improbabile incontro fra le due cugine, apprezzabile più che altro per la messa in scena tra veli e cortine di tessuto.
Per il resto la narrazione, specie nella prima ora, dà l'impressione di vuota artificiosità e procede con una certa lentezza: il film si fa guardare scorrendo senza lasciare traccia.
Mezzo punto in meno per l'assurdità di inserire attori neri (addirittura l'ambasciatore d'Inghilterra a Edimburgo!) e la condiscendenza della regina per l'effeminato cantore (nel Cinquecento, in Scozia): la reinvenzione degli eventi va bene, le forzature al limite - e oltre- dell'assurdo no.
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Richard III (1955)
Riccardo III

Meravigliosa versione cinematografica della tragedia di Shakespeare: Olivier unisce il monologo iniziale (l'inverno del nostro scontento) con quello terribile dell'Enrico VI (quello che rimanda a scuola il 'murderous Machiavel') in nove irresistibili minuti e poi dà al tutto un impronta molto teatrale che esalta il lavoro degli interpreti lasciando che sia il Bardo a trascinare il tutto.
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People who added this item 62 Average listal rating (38 ratings) 7.4 IMDB Rating 7.1
Tartuffe (1925)
Tartufo

E' per molti versi un Murnau minore (dura poco più di un'ora, gli intertitoli si sprecano mentre le invenzioni qua e là latitano), ma comunque questa reinvenzione di Moliere è un'opera brillante partendo dall'idea del film nel film - perchè ipocriti e impostori ci circondano - e culminando nella scena della cameriera Dorina che scende le scale con l'unica luce della candela che ha in mano.
Jannings carica troppo la sua resa di Tartufo, mentre Dagover seduce lui e assieme tutti noi: se anche il regista ha girato di meglio, il film resta un'opera da vedere.
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People who added this item 442 Average listal rating (302 ratings) 6.9 IMDB Rating 7.1
Locke (2013)
Tour de force in solitario per Tom Hardy nei panni di un uomo che viaggia nella notte da Birmingham a Londra: per prendersi le proprie responsabilità (un figlio concepito casualmente) mette a rischio tutto ciò che ha (la famiglia unita, il lavoro qualificato).
La storia è in tempo reale e incalzante: scandita dalle telefonate del protagonista a famigliari e colleghi, fa vivere il tormentato e anche metaforico viaggio di Locke verso un domani che è un punto di domanda.
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People who added this item 526 Average listal rating (399 ratings) 7.3 IMDB Rating 8.4
Your Name (2016)
Per una volta, meglio 'to believe the hype' e dare retta alle molte lodi raccolte dal film un po' ovunque. .
La storia all'inizio appare la solita variante giovanilistica con il ragazzo e la ragazza che si svegliano l'uno nel corpo dell'altra: goffaggini, sorrisi domande. Con il passare del tempo però l'orizzonte si ampia sorprendendo lo spettatore (scettico) arrivando persino a un eccesso di garbuglio che però contribuisce alla poeticità dell'insieme.
Poeticità esaltata da una parte visiva davvero azzeccatissima che non si basa solo sul tripudio coloristico, ma inanella situazioni e punti di vista sempre variati e perciò molte volte inattesi tanto da far appassionare sempre più.
Mezzo punto in meno per il finale forzato.
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Wadjda (2012)
La bicicletta verde

In Arabia Saudita, non è facile per una donna girare un film (e difatti la lavorazione è stata complicata) e questo dà valore a questa bella commedia dolceamara che racconta del desiderio di una ragazzina di farsi una corsa in bicicletta.
Perchè alle donne è vietato pure pedalare (con la scusa dei rischi per la fertilità): ma la caparbietà e la sfrontatezza di Wadjida puntano dritte all'obbiettivo.
I sorrisi si alternano al dramma: i primi sono riservati alla protagonista e all'amico Abdullah (che, con l'incoscienza del bambino, se ne frega delle convenzioni), il secondo al mondo degli adulti, sia in pubblico (le tristi restrizioni della scuola) che in privato (il rapporto fra il padre e la madre della ragazzina.Unendo i vari elementi, la regista ci racconta una storia sfaccettata e convincente che allo stesso tempo sottolinea l'inqualificabile situazione femminile nel Paese degli sceicchi.
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Accurato documentario che ricostruisce la genesi dell'incontro fra i due registi del titolo e ne arricchisce il risultato con le testimonianze di loro colleghi che ne hanno tratto importanti lezioni (Scorsese, Anderson, Fincher, ecc.).
Niente di nuovo, ma un bello sguardo sull'opera di Hitch e sul segno lasciato nello sviluppo del cinema.
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I soliti sospetti

Splendido meccanismo a orologeria che va ben al dilà della celeberrima svolta conclusiva (del resto depotenziata, almeno per il sottoscritto, dal fatto di conoscerla già): thriller costruito con cura che scandisce con tempismo perfetto i colpi di scena e si avvale di una serie di personaggi caratterizzati con meticolosa cura.
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Il castello di Vogelod.

Il titolo internazionale 'The haunted Castle' porta a pensare che si tratti di un horror, quando invece siamo di fronte a un giallo psicologico: l'equivoco ha portato a giudizi poco lusinghieri che il film non merita.
Certo si tratta di un Murnau minore appesantito da una recitazione - specie da parte delle attrici - davvero sovraccarica: sull'altro piatto della bilancia stanno però l'uso del montaggio che riesce a regalare dinamismo malgrado la mdp ancora fissa, il discreto incalzare della vicenda e la capacità di alleggerire attraverso i personaggi secondari (il signore agitato, il ragazzo di cucina).
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People who added this item 7380 Average listal rating (5373 ratings) 7.5 IMDB Rating 8.2
Batman Begins (2005)
Nolan dipinge di nero Batman in un reboot che ne è ormai l'essenza cinematografica definitiva: cupa e ansiogena persino nei grandi spazi iniziali, la parte visiva è talmente indovinata che è facile abbandonarsi ignorando le svolte più avventurose della trama.
Bruce deve fare i conti con il proprio passato e con l'ingombrante figura (e morte) dei genitori, prima di venire a patto con se stesso e iniziare a far giustizia in una Gotham degradata in cui c'è un'isola-ghetto presa di peso da '1997: Fuga da New York'.
Alle qualità tecniche non sono da meno quelle di un cast mostruoso che affianca a Bale nomi del calibro di Caine, Freeman, Hauer, Oldman, Wilkinson, Murphy.
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People who added this item 16 Average listal rating (13 ratings) 6.3 IMDB Rating 6.2
Parigi a piedi nudi

Con notevole levità, una predilezione per le gag visive da cinema muto (il Keaton della canna da pesca, il Chaplin del ballo dei piedi) e uno spigliato disinteresse per le convenzioni, la coppia Abel/Gordon scrive e dirige e interpreta una vicenda tenera e stralunata che allo stesso tempo riscalda e diverte.
Una spaesata canadese con zaino, un senzatetto dal cuore d'oro, un'anziana ballerina ormai via di testa intrecciano le loro vicende per ottanta minuti (di più sarebbe stato troppo) in una serie di situazioni ben costruite: su tutte, la notte in qualche modo a tre, il crematorio, l'orazione funebre.
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People who added this item 120 Average listal rating (63 ratings) 7.6 IMDB Rating 7.3
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Giù la testa

Ovvero 'C'era una volta la rivoluzione', come forse avrebbe dovuto chiamarsi questo ampio affresco che intreccia l'insurrezione zapatista con lo struggimento per l'Iralanda libera.
Straccionaggine e ideali, coraggio e meschinità, voglia di rialzarsi e orizzonti di disperazione, morte e umorismo (sovente nero): il cinema di Leone è extra-large e come tale va apprezzato (anche se qui un minutaggio più contenuto avrebbe giovato).
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People who added this item 194 Average listal rating (116 ratings) 7.3 IMDB Rating 7.6
Laurence Anyways e il desiderio di una donna...

Film multistrato di lancinante bellezza.
(va bene, lo so, sono tifoso ma... la storia d'amore?... le ispirazioni?... la capacità di narrare per immagini in libertà?... il montaggio magistrale?... la colonna sonora?... l'amato Ludovico Van utilizzato in modo non banale? ... eccetera, eccetera)
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L'undicesimo

Film di propaganda che in un'ora celebra l'industrializzazione della valle del Dniepr e l'undicesimo anno dell'URSS, sconta più di altri di Vertov l'enfasi filo-regime anche perchè ambientato in quell'ucraina che Stalin affamerà di lì a poco.
Poi - a parte l'eccesso di ciminiere che allora significavano progresso e oggi inquinamento - le qualità del regista ci sono comunque tutte: la capacità di costruire l'inquadratura, il giopco di sovrapposizione delle immagini, l'incredbile capacità di inquadrare i volti.
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