Il mondo nuovo visto dagli occhi incantati, curiosi e sognatori di Eva... gli occhi di una donna, sia nell'Eden che nel resto della storia dell'umanità.
Eva rimane entusiasta per ogni sua nuova scoperta, si sofferma a contemplare i nuovi colori che costantemente le trafiggono lo sguardo, adora la compagnia ed ama parlare, si circonda di animali e raramente arriva a non fidarsi di qualcosa o qualcuno. Soffre degli atteggiamenti scontrosi di Adamo, tuttavia resta inesorabilmente affascinata dalla sua figura e tenta a tempo pieno di comprenderlo, pur facendosi da parte quando crede di non essere gradita. Nella sua concezione il "maschio" è sicuramente meno intelligente di lei, che invece è molto più frizzante e smaniosa.
Le poche pagine tratte dal diario di Adamo, secondo me, sono una perla. Perché sinteticamente Twain riesce a spiegare le stesse situazioni viste dal punto di vista di un uomo. Molte volte non è che egli non sappia; semplicemente non trova l'utilità pratica di parlare di qualcosa che non gli servirà per sopravvivere. Nei suoi atteggiamenti sospetti e "primitivi", nasconde in realtà un'assoluta ed indiscussa attrazione per Eva, per quella figura ai suoi occhi così sfuggente e poliedrica. Quella figura che, come spesso accade, finisce inesorabilmente per elevare al rango di una dea ("OVUNQUE LEI SIA STATA, QUELLO ERA L'EDEN").
Due Esperimenti opposti, destinati inevitabilmente ed irrazionalmente ad amalgamarsi l'uno all'altro. Sempre con le stesse incomprensioni, gli stessi dolori, ma anche con la stessa passione e lo stesso senso di appartenenza quasi viscerale. Non è forse questo, in fondo, quello che siamo?
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