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Review of The Dream-Quest of Unknown Kadath

Proviamo a mettere insieme il genio visionario di Lovecraft e le terrificanti meraviglie generate dall'imperscrutabile profondità del mondo onirico: ne nascerà un vero e proprio universo a se stante, descritto sapientemente per maestria nella cura dei particolari e nella creazione di un vortice che risucchia nei suoi meandri a poco a poco l'ignaro lettore. Le prime pagine di questo libro sono risaltate in modo strano ai miei occhi: un groviglio di nomi incomprensibili, di legami sconosciuti di mondi e creature che all'inizio mi hanno lasciato un po' perplesso. Ma forse ho dovuto subire lo stesso identico destino del protagonista: dal Mondo della Veglia sono dovuto passare, insieme a lui, a quello intricato della Soglia del Sonno Profondo, dove tutto è diverso eppure inizia ad apparire familiare una volta presa coscienza del luogo in cui ci si trova. Ecco allora che quei nomi non appaiono più come ammassi di consonanti senza senso, i luoghi esplorati dal viaggiatore divengono mete plausibili in un mondo in cui, di plausibile, c'è tutto e niente. Un vero e proprio universo visionario creato in 140 pagine; posti fantastici scolpiti nella roccia delle montagne più inaccessibili ed abitati dalle creature più incredibili; alleanze oscure create e striscianti compromessi accettati per riuscire ad attraversare quell'universo e giungere alla tanto agognata meta, lo Sconosciuto monte Kadath. Tutto questo, forse, accosta il libro più al fantasy che al mondo dell'orrore, ma chi scrive è sempre Lovecraft: i viaggi diventano oscure spirali di sgomento, dove un viso appare come una deformità folle e una rampa di scale somiglia all'entrata dell'Inferno. Immergendosi nel mondo da lui creato, poi è difficile uscirne: le cripte di Zin, gli Shantaks, gli oscuri ghast e i giganteschi Gug, la leggendaria Sarkomand, la terribile terra di Leng, i viscidi Magri Notturni ed i Grandi Antichi. Tutti nomi senza senso, ma solo per chi non si avventura all'interno della mente di Lovecraft, creatrice di un mondo in cui il discorso diretto è lasciato solo alle parole di un dio. Per uscirne bisogna superare gli abissi del Sonno Profondo e tornare al Mondo della Veglia; ma non sarà così facile, perché per farlo occorrerà chiudere il libro. E io ci sono riuscito solo dopo averlo terminato.
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Added by Neonsynth
13 years ago on 23 November 2010 16:57